Dopo alcuni mesi difficili, le tre ragazze arrivate per il volontariato di luglio 2025 ci hanno fatto tornare il sorriso e, cosa ben più importante, la fiducia negli esseri umani. Questa è la lettera che Viola ci ha scritto dopo la sua partenza. Non è una testimonianza come tutte le altre… È un piccolo saggio d’amore, di disillusione e di scoperta. Una dichiarazione sincera. Ci ha fatto piangere, ridere, pensare. Per questo vogliamo condividerla.
Carissimi Alessandra, Francesco e Rachele,
vi scrivo da quella conca di umidità che è la pianura padana, pensando con nostalgia al mezzo piumino con cui dormivo al Rifugio. Qua si boccheggia, il mio cervello è a bagno maria ma cercherò di dare comunque un ordine e una coerenza a questa mail senza lasciarmi andare a patetismi di sorta – perché la tendenza è quella, quando vi penso, cioè almeno due volte al giorno.
Mi mancate.
Mi manca fare il salto di P-Chan [Nota Di Rifugio Miletta: maialino vietnamita anziano che dorme in casa] quando dovevo prendere una bottiglia d’acqua, mi manca litigarmi il turno delle carote con Simona, mi manca il frullato di Francesco (e soprattutto i suoi sguardi desolati alla cucina, Dio se mi facevano ridere [Nota di Francesco: lui era serio ed ha ancora gli incubi per la condizione della cucina]), Alessandra con la sua dieta esclusiva di Oro Saiwa e il suo illuminarsi come una bambina alle undici di sera, quando forse poteva staccare un minuto e decidere di farsi le bombette [NDRM: nome colloquiale delle zeppoline alle alghe]. Francesco e la sua onniscienza in qualsiasi campo. Mi manca Mariaflora, con la sua faccia iniziale da “io non mi fido di te” che piano piano si cade per mostrare la sua natura di ragazza più che sensibile (ed era ovvio, per carità: chi a quell’età dedicherebbe tutti i suoi giorni e le sue notti agli animali? Io personalmente ero a bere sei medie fumando dieci sigarette al giorno, vaneggiando sull’istigazione al suicidio di Camus.)Sapete che Mariaflora mi ha abbracciata, verso la fine? Sono rimasti tutti spiazzati – e ci scommetto, pure un po’ invidiosi. Ma è questo che fa il vostro Rifugio, e così si dovrebbero unire gli esseri umani lottando per una causa comune. Mi manca Emma, con la sua camminata da minatore irlandese, la sua autoironia. Alessandra che si divertiva a dirottare le chiamate più scoccianti a Mariaflora. Elena, che con il braccio rotto non si lamentava mai, Marta, che ho scoperto troppo tardi, con le sue battute da settimana enigmistica (che capivo solo io) e i suoi affascinanti demoni interiori. Ottavia, con la sua parlata da milanese disillusa e scafata – io l’avrei voluta come mia agente Ottavia, perché secondo me picchiava duro. Ottavia che prendeva gli uccelli con mano sicura, ferma, e però al contempo delicata. L’unica donna al mondo che prende i ricci appallottolati senza manco i guanti. Sì, di Ottavia mi sono rimaste impresse soprattutto le mani. Simona e Francesca in pieno tormento per i rondoni. Loredana e la sua costanza: nulla si crea e nulla si distrugge a questo mondo a parte Loredana, che in un mese intero non ha mai avuto un picco di sconforto o qualsiasi altro sentimento che non fosse pulizia e gioia. Inondami, o Santa Loredana, della tua luce.
Mi manca cominciare a fare le cose con più celerità, il pomeriggio, perché voglio portare fuori Tadzio [NDRM: giovane volpino con disabilità a cui Viola si è affezionata, commossa dai suoi vocalizzi che scambiava per lamenti] (Ottavia mi ha mandato una foto di lui e mia nuora [NDRM: volpina che condivide gli spazi con Tadzio], e devo dire che mi piace lei: l’ho capito quella volta che recuperandola per una zampa da sotto i gabbioni avrebbe potuto staccarmi una mano e ha scelto di non farlo. Spero che siano felici insieme. O lei verrà rilasciata? [NDRM: speriamo di sì! Ma lo deciderà Susanna a tempo debito]. Ho letto che la durata media di una volpe in natura è di cinque anni, mi sembra davvero poco e sono stata presa dallo sconforto. Mai stata più felice della disabilità di Tadzio. Penso che non dovreste rilasciare più nessuno. Però adesso sto divagando). Ringraziereste Chiara da parte mia? So che porta fuori Tadzio ogni tanto. Quella donna-riccio (perché è una donna-riccio, con qualche oscuro complesso materno di non ben chiara natura, non si sa se verso i bambini o verso i ricci, probabilmente verso una nuova creatura mitologica: i bambini-ricci) dicevo, quella donna-riccio sta combattendo la fobia della rogna perché io le ho praticamente imposto di portare fuori la volpe, quindi grazie.
Cose che non mi mancano: scaricare quintali di carote (non ho mai imparato a sollevare correttamente le cose credo), e distogliere le tacchine dalla loro tendenza suicida, o come abbiamo secondo me giustamente ipotizzato, dalla loro sessualizzazione sfrenata del Kangoo (vaglielo a spiegare che sarebbe una relazione troppo tossica) [NDRM: usiamo il vecchio furgone, un Kangoo, per trasportare merci e pesi dal cancello nelle varie zone interne e, quando le tacchine lo vedono, lo rincorrono e gli si stendono davanti].
Però si può fare, no? Insomma, sono molte le cose che mi mancano e poche quelle che non mi mancano. Mi mancano pure i pranzi con Golia, toh [Nota di Alessandra: cane con un’immeritata fama da morsicatore, in realtà è un patatone]. Mettevano quel pizzichino di adrenalina. Mi manca meno la lotta continua con le oche per la supremazia territoriale.Chiariamoci, non che non abbia fatto fatica. Ne ho fatta parecchia. Io non sono un essere paziente, tantomeno abituato alla fatica. E forse ero un po’ troppo schizzinosa. Insomma il primo giorno, quando stavo lavando le ciotole, in un moto di nausea continuo dato dall’odore degli escrementi e dagli avanzi rimasti incollati ai piattini per il calore, ho pensato “ecco, questo è il mio militare, non ce la farò mai”. Vedevo voi dormire tre ore a notte, Flora sollevare con scioltezza sacchi di mangime da venticinque chili e pensavo “io non sono una di loro. Non me ne andrò da qui perché sai che figuraccia ma Signore prendimi adesso e evitami queste fatiche”. Andavo a dormire stanca morta e mi dicevo “e tutto questo per cosa? Cosa ne ricavo io? A cosa serve?” …Ecco quanto egoista è l’essere umano! Io, che mi dichiaro profondamente amante degli animali, persino lì da voi cercavo il mio profitto! Non mi bastava che tutti questi animali stessero bene, dovevo trarne qualcosa! È come il maschilismo: sei convinta di non adottarlo, ma se cresci in una società che te lo fa succhiare con il latte materno, per forza in te ce ne sarà un poco. E la cosa peggiore è che non te ne accorgi. Che sei convinto di esserne libero. E invece no. Io, vegana da vent’anni, sono comunque cresciuta in una società in cui tutti gli animali servono a qualcosa: da latte, da carne, da soccorso, da compagnia. Loro passano tutta la vita a servire noi – senza lamentarsi – e io per un mese di situazione invertita mi chiedevo “perché sono qui? Perché sto facendo fatica?” Il vostro rifugio, Alessandra, Rachele e Francesco, è uno dei pochi luoghi in cui uno dei piloni su cui si regge la società si ribalta. E per quanto uno possa dirsi preparato, rimane comunque spiazzato.
Vi ringrazio per questo.
Avete creato un ecosistema con leggi tutte sue, un mondo in cui bisogna purificarsi prima di entrare (con la candeggina, ma se ci pensate è una bella metafora no?). Potete guardarvi indietro e dirvi “ho fatto tutto questo, andando contro tutto e tutti, perché so che è giusto. Lo so nel profondo del mio cuore e della mia coscienza”. Un giorno forse l’essere umano si renderà conto del suo errore, come si è reso conto di altri, e guarderanno a voi come a coloro che sono usciti dalla caverna per approdare alla vera conoscenza in tempi decisamente oscuri. Speriamo. Nel frattempo conto su di voi per dare voce a chi non ce l’ha – e questo mi deprime un po’: difficilmente la razza umana comprende i suoi errori, anzi, li comprende forse se glieli si urla in faccia, e gli animali non urlano, comunicano a modo loro ma non urlano.
Comunicare è difficilissimo. Io piano piano che vado avanti con l’età faccio sempre più fatica a comunicare, a spiegare. A difendere i miei pensieri, a condividerli. Sono anche relativamente giovane ma credo che andrà sempre peggio. A vent’anni passavo le ore a discutere, convinta che la gente fosse in grado di mettersi in discussione com’ero convinta di farlo io. Adesso un po’ penso che sia tempo sprecato – e faccio male, eh.
Mi è rimasta impressa un’immagine, da un racconto di Alessandra dopo che siamo state a liberare una volpe: suo nonno che le insegna a osservare gli animali. Osservare, in silenzio. Capire il loro linguaggio. Una coccola sulla testa che per noi è affettuosa per loro può significare “ti sto dominando”. È difficilissimo, bisogna togliersi da se stessi.Vi volevo inoltre ringraziare ancora per la festa dell’ultima sera. Mi aveva così commosso la torta [NDRM: vegana ovviamente].
Da sinistra: Viola, Simona e Loredana
Non era scontato quel momento di ritrovo, musica, saluti. In fondo avete volontari tutti i mesi. Per noi ovviamente esistiamo solo noi, ma per voi no – un po’ come la gente che porta gli animali al cancello: per loro esiste solo l’animale che hanno portato loro.
Poi mi è salito il senso di colpa al pensiero che tutte quelle spese fatte per la nostra festa potevano essere usate per gli animali così vi ho fatto un’altra donazione. [NDRM: ovviamente non sono stati usati soldi dell’associazione per festeggiare!]Ho parlato e raccontato di voi a tutti. Non vedo l’ora di tornare a trovarvi. Verrò sicuramente con Loredana a ottobre, ma a me piacerebbe anche prima – e non solo perché avete il mio caricatore del computer.
Ale, mi hai promesso una passeggiata nel bosco, ricordi? Non dimentico le promesse belle.Vi abbraccio forte,
ViolaPS: vi devo mandare delle foto di Tadzio molto belle, così potete farci una gigantografia stampata se volete. Ma sono sul PC e un giorno troverò il modo di caricarlo.
PPS: Alessandra ubriaca è spassosissima. Bisognerebbe replicare più spesso. La parte sadica di me avrebbe tanto voluto sentire il discorso che lei avrebbe voluto fare alla festa… Ma meno male che Francesco è un cerbero inflessibile. Doppio abbraccio!
Nell’immagine in alto, un’illustrazione che rappresenta una scena che ad un certo punto fantasticavamo: Viola che soccorrere da sola un daino investito trasportandolo con il carretto che usiamo per distribuire le carote.














Che bella questa testimonianza 💖!!!
Una lettera meravigliosa ❤️
Grazie per aver condiviso questa bella testimonianza❣️(ma allora c’è speranza per l’umanità?).
Lo so che dietro le immagini che condividete, dei salvataggi dei rilasci, c’è tanto altro ma non sempre mi soffermo…
Mi è sembrato di essere li.. grazie Viola e grazie a tutti ❤️
Una testimonianza meravigliosa, grazie per questa condivisione, mi auguro che la leggano in molti e che colpisca tanti cuori ❤️
bello leggere questa significativa testimonianza. Grazie a chi l’ha scritta e a chi l’ha condivisa affinché diventasse patrimonio comune e fonte di riflessione.
Ho il cuore sia in festa che in tumulto. Quanta Bellezza in queste parole!
Grazie, Viola, per lo sguardo che porti, per gli sguardi che porti. Fanno commuovere e fanno pensare (sì, confermo, Rifugio Miletta!).
Grazie, Rifugio Miletta, per la generosità nel condividere questo scritto con tutti noi. E’ nutrimento per il cuore.
E con una nuova forma di commozione, ancora e sempre GRAZIE per tutto ciò che fate!
Grazie Viola e grazie, sempre, a tutti voi