Clyde è un cagnolino di 4 anni, nato in Oman, fobico. La sua paura nell’affrontare tutto e tutti, unito al fatto che per gli standard omaniti non sia considerato esteticamente bello, ha fatto in modo che passasse tutta la sua vita chiuso in un box.
Cristina è una ragazza di Milano, che da alcuni anni vive in Oman con la sua famiglia, trasferita lì per motivi di lavoro. Durante le vacanze estive del 2017, è venuta in visita con la sua bimba al Rifugio Miletta. Poco dopo essere tornata in Oman, Cristina ha iniziato ad aiutare una delle due uniche associazioni che si occupano di animali (esclusivamente cani). In uno dei box dell’associazione, Cristina vede Clyde. Le è dicono subito che è un cane complicato, che nessuno poteva avvicinarsi a lui.
A gennaio, ad una delle riunioni dell’associazione che ospita Clyde, le volontarie stabiliscono che con il carattere che si ritrova, non verrà mai adottato; che sta vivendo molto male e che è meglio porre fine alle sue sofferenze, offrendo il suo box ad un cane per cui sia più semplice trovare una famiglia.
In USA, Francia, Spagna, Inghilterra, Germania e in tanti altri paesi, i canili possono sopprimere i cani, anche dopo pochi giorni di permanenza se nessuno viene a reclamarli o adottarli. In Oman non ci sono canili, la vita dei randagi è estremamente dura ed essere ospitati in uno dei box delle due associazioni è come avere vinto la lotteria.
Cristina non accetta assolutamente questa decisione e si impegna molto per conquistare la fiducia di Clyde, passando con lui svariate ore più volte alla settimana. Entra nel suo box e rimane stesa, immobile, senza fissarlo per cercare di non intimorirlo, cospargendosi di burro d’arachidi le mani per farlo avvicinare. Nel frattempo ci contatta, chiedendo se avessimo potuto offrire a Clyde una nuova opportunità. Ci siamo consultati, abbiamo riflettuto sul fatto che abbiamo dato casa a tanti cani provenienti dal sud Italia, dalla Spagna, da Green Hill e anche della nostra provincia… da lì a poco si sarebbe liberato uno dei nostri box… ed abbiamo accettato di offrire una nuova vita a Clyde, nonostante le difficoltà della nostra associazione (pochi volontari, tante spese).
La pazienza di Cristina da i suoi frutti e Clyde, timorosamente, le si avvicina. Cristina porta Clyde via dall’associazione omanita e, aiutata da un educatore cinofilo canadese, in alcune settimane riesce a passeggiare al guinzaglio con Clyde. Clyde apprezza tantissimo le passeggiate, per lui è tutto nuovo, c’è un mondo da scoprire ed annusare fuori dal box.
In questo periodo Clyde vive a casa di Cristina e della sua famiglia, in cui sono presenti anche due cani molto tranquilli con cui Clyde non ha particolari problemi. La casa di Cristina è particolare, ha un giardino interno e Clyde lo preferisce rispetto alla casa: nonostante Cristina lasciasse sempre la porta aperta, Clyde non è mai voluto entrare.
Finalmente i documenti per il viaggio sono pronti e il 18 maggio Cristina e Clyde arrivano in Italia, all’aeroporto di Malpensa, dopo un volo di 7 ore. E lì c’eravamo noi ad attenderli 🙂
Per paura di una fuga dopo un volo che per Clyde poteva essere piuttosto stressante, non lo abbiamo fatto uscire dal trasportino e ci siamo diretti subito al rifugio.
Avevamo in programma di trascorrere la serata con Cristina e Clyde ma gli imprevisti al Rifugio Miletta capitano, oh se capitano… Un daino investito, un tasso investito, due soccorsi da effettuare contemporaneamente. Abbiamo fatto fare a Clyde una passeggiata al guinzaglio con Cristina in area sgambamento e, dopo avergli messo a disposizione acqua e cibo, ci siamo dati appuntamento alla mattina successiva.
Abbiamo parlato a lungo della vita di Clyde, che nel frattempo ha conosciuto Susie e, nonostante non si toccassero, nessuno dei due voleva allontanarsi dall’altro.
Infine Cristina ha salutato Clyde, per tornare a casa dalla sua famiglia e dagli altri cani omaniti estremamente bisognosi.
Con Clyde non sarà facile, cercheremo giorno dopo giorno di conquistare la sua fiducia.
Bonnie, la sorella di Clyde, unica scampata assieme a lui tra tutta la cucciolata, è ancora in Oman, chiusa tutto il giorno in un box.
“Mi sono chiesta spesso perché ho salvato Clyde quando ci sono tanti altri cani, più belli, più affettuosi, più adottabili, che hanno bisogno. Salvare lui è stato solo una goccia nell’oceano. Tanti cani soffrono e vengono uccisi, tanti subiscono un destino peggiore di quello che era stato riservato a Clyde, ma lui non aveva ancora avuto una possibilità nella vita, nonostante avesse 3 anni e mezzo non aveva ancora iniziato a vivere. Prima una vita in canile, e poi la prospettiva di una morte “umana”, come mi avevano assicurato. Mi viene in mente una frase che suona più o meno cosi: the more helpless the victim, the greater the crime. Clyde era assolutamente indifeso, totalmente incapace di provvedere a sé stesso, di far sentire la sua voce. Alla fine mi rispondo che siamo stati fortunati entrambi ad incontraci. Anche se non mi ha mai dimostrato affetto o attaccamento in nessun modo, anch’io ho molto per cui essergli grata.”
Clyde è stato adottato nel 2020 insieme a Turi e vivono entrambi felici nella loro nuova famiglia.